Quella relativa a Mike Sexton è senza ombra di dubbio la perdita più dolorosa per il mondo del poker in questo 2020, già abbastanza complicato per le vicende che tutti noi conosciamo. La scomparsa del noto anchorman e telecronista, voce per tanti anni del World Poker Tour, ha lasciato il segno in tutti i giocatori ma anche nei semplici appassionati del gioco. E non sono mancate in questi giorni le testimonianze da parte di alcuni players.
Come nel caso di Gavin Griffin, uno che ha visto Mike Sexton come uno dei suoi punti di riferimento fin dai primi passi mossi nel mondo del poker live. Il giocatore americano – capace di portare a casa oltre 5 milioni di dollari nei tornei live – ha dato la sua testimonianza del rapporto che aveva con Sexton, grazie a uno spazio concesso dai colleghi di CardPlayer. Qui c’è stato modo di raccontare alcuni aneddoti sul loro rapporto.
Fin dalla prima volta in cui le strade dei due si sono incrociate. “Ricordo di aver partecipato alla crociera del Party Poker Million nel 2005. Che ci crediate o no, ogni cabina della nave serviva per girare un documentario su Mike Sexton. Raccontava la sua storia ai tempi della Ohio State University e di quando era nell’esercito. Ero uno dei più giovani del field, mi sentivo un po’ fuori posto, anche se avevo già raggiunto dei risultati nel poker”.
Il racconto di Gavin Griffin prosegue così: “Stavo girando per la sala quando mi imbatto in Huck Seed che sta parlando con Erik Seidel, organizzando un heads-up. Mike Sexton stava facendo da mediatore”. Passano un paio di anni prima che Griffin inizi a prendere dimestichezza con il mondo, giungendo tra i primi 20 nel Live at the Bike del 2008. E anche in quel caso, la presenza del compianto Mike si è fatta sentire da parte sua.
“Prima dell’inizio della giornata, Mike viene da me e mi dice che è da tanto che vorrebbe vedermi andare fino in fondo in uno di questi eventi e che spera di incontrarmi al tavolo finale”, ha dichiarato Griffin. Il quale ha fatto capire anche quale fosse la capacità di Mike Sexton nell’affabulare i giocatori presenti: “Aveva questa sincerità di fondo che ti faceva sembrare che intendesse davvero ciò che stava dicendo e che non avesse detto le stesse cose anche agli altri 15 giocatori”.
Il racconto di Gavin Griffin si conclude così: “Era capace di farti sentire suo amico nel giro di giorni, ore o minuti. Ancora oggi, quando io e mia moglie dobbiamo fare una foto in cui dobbiamo stare concentrati sulla fotocamera per un po’, facciamo quella risatina alla Mike per tirar fuori un sorriso genuino”.