Doyle Brunson scatenato: attacca Negreanu, Polk e i solver

Gli ultimi giorni di questo intenso e complicato 2020 ci stanno regalando alcune sfide tutte da seguire. Tra queste ce n’è in particolare una che sta attirando le attenzioni di gran parte degli appassionati. Da una parte c’è Daniel Negreanu, che quanto a sfide in questo anno che volge al termine non se la sta passando benissimo. Dall’altra parte troviamo Doug Polk, uno di quelli che non si è mai tirato indietro in certi contesti.

 

 

Ma non tutti stanno assistendo a questo duello al calor bianco con la stessa passione e soprattutto con la stessa attenzione. Ad esempio Doyle Brunson, il quale porta ancora avanti i valori e gli insegnamenti in “purezza” del Texas Hold’em che si giocava quando era un po’ meno attempato. Texas Dolly ci è andato giù duro con Negreanu e Polk, facendo capire di non sentirsi esattamente a proprio agio con lo stile che stanno adottando.

 

Così, con un tweet ben assestato di alcuni giorni fa, Brunson non le ha mandate a dire ai protagonisti di questo discusso heads up: “Penso che la sfida tra Polk e Daniel sia la fine del No Limit Hold'em – ha scritto senza mezzi termini - . Non avevo idea che questo nuovo modo di giocare fosse così radicato. Ogni giocatore sarebbe nuts a giocare a meno che non sappia le giuste informazioni. Non avevo mai pensato che un giorno avrei detto questa cosa”.

 

Naturalmente non si tratta della vera e propria morte di uno dei giochi di carte più amati e giocati al mondo. Si tratta ovviamente della “morte” del Texas Hold’em come si giocava ai tempi in cui era Doyle Brunson uno dei principali esponenti. Ma la critica del veterano del poker è proseguita qualche giorno dopo: “Qualcuno potrebbe spiegarmi esattamente cosa sono questi ‘solver’? Ho smesso di giocare NLH anni fa in favore dei mixed games. Pensavo e lo penso ancora che i mixed games richiedano più abilità quindi non capisco tutto questo hype su cosa studiare”.

 

Un attacco riferito proprio alla diffusione su larga scala dei solver, i programmi di supporto ai quali stanno facendo ricorso anche Negreanu e Polk nel loro heads up. C’è chi nel mondo forse la pensa come Texas Dolly, ma non mancano coloro i quali sostengono che il ricorso al solver aiuti soprattutto nello studio delle mani giocate. Naturalmente con un software più evoluto rispetto a quanto si faceva ai tempi in cui Doyle dominava.

 

Tant’è che non si sono fatte mancare le reazioni al doppio tweet di Brunson. In primis quelli dei protagonisti del discusso heads up. “Credo che la maggiore differenza oggi come oggi sia l’insieme di abilità richieste. Il talento naturale non è così utile, in comparazione con le buone abitudini di studio”, ha scritto Daniel Negreanu. E anche la replica di Doug Polk non si è fatta attendere: “Questo succederà poco a poco per tutti i formati di gioco. Non è che non sia possibile per i mixed games. Il poker non è un gioco in cui gli umani possono vincere contro i computer”.

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