I grandi giocatori di poker non passano alla storia solo per le fantastiche vittorie e i montepremi giganteschi che riescono a portare a casa. Alcuni di loro sono costretti a incassare anche delle sconfitte che lasciano il segno. È questo anche il caso di Dan Cates, considerato a livello universale come uno dei più forti giocatori dell’ultimo quarto di secolo. Il player americano ne ha anche parlato di recente.
Purtroppo per lui, anche uno come Jungleman è a conoscenza di cosa voglia dire subire una bad beat. Ne ha parlato nel corso di un’intervista rilasciata per Super Poker, un sito brasiliano specializzato. Cates era impegnato in quel di Macau, uno dei paradisi per i giocatori di poker professionisti nel decennio scorso, prima di una violenta crisi. Al suo fianco, tra gli altri, c’era anche Phil Ivey.
Il racconto di Jungleman
Dan Cates ne ha parlato a cuore aperto, analizzando prima la situazione del tavolo: “Tavolo da 7 giocatori, spiega Dan Cates, con il gioco iniziato da poche mani. Tutti con uno stack da 10 milioni di dollari, quando spillo K-K. Una serie di rilanci, lascia in heads up il sottoscritto e un player asiatico. Il flop sembra perfetto con K-A-6 e lascio che sia lui a condurre le danze. Il 7 al turn non modifica il mio piano, anche se realmente non riesco a polarizzare il mio avversario su un range ben predefinito”.
Poi, però, i nodi sono venuti al pettine per Jungleman… “Il river è il punto di rottura e che cambia inesorabilmente il destino della mano. Cade un secondo asso e finiamo ai resti. Il mio full di Re con assi non basta, visto che dall’altra parte oppo ha in mano A-K. La sua doppia coppia floppata si trasforma in full più alto al river. Un colpo imparabile, ma che mi fa perdere un pot da 20 milioni di dollari. Il più grande piatto che abbia mai giocato in vita mia. E non sono riuscito a portarlo a casa”.