Il 2021 sta per entrare nel vivo, ma almeno per quanto riguarda il poker live siamo già stati costretti a fare i conti con una pesante rinuncia. Il calendario dei tornei, infatti, ha perso uno dei suoi appuntamenti classici dei primi giorni del nuovo anno. Stiamo parlando dell’Aussie Millions, che quest’anno non si è disputato per via delle norme anti-Covid su scala mondiale. Il tutto nonostante l’Australia sia una specie di “isola felice”.
Non solo per la sua forma insulare che la rende per l’appunto isolata dal resto del mondo, ma anche e soprattutto per le pesanti restrizioni che hanno consentito agli australiani di tornare più in fretta e in maniera migliore alla normalità. Un lockdown estremo e particolarmente dilatato nel tempo, che ha consentito di spazzare via il virus e di diventare Covid-free entro la fine del 2020. Basti vedere, ad esempio, il fatto che sono stati già organizzati i primi concerti con il pubblico, così come si è visto agli Australian Open di tennis.
Ma almeno per il momento il poker deve attendere. Anche perché sono emersi problemi assai pesanti per quanto riguarda il più importante torneo su scala mondiale della “terra dei canguri”. Per l’appunto, infatti, l’Aussie Millions nel 2021 non si è disputato, ma non sembra essere questo il problema più grande per gli organizzatori. In vista delle future edizioni, infatti, il torneo rischia di non avere una casa.
Il problema più grande riguarda infatti il Crown Resort and Casino di Sydney, la struttura in cui si sono giocate tutte le edizioni dell’Aussie Millions. La società proprietaria del resort è sospettata dalle autorità in Australia di aver reso più semplici le operazioni di riciclaggio di denaro in favore di individui legati alla malavita organizzata in Cina. Si tratta di un caso giudiziario e mediatico che sta mettendo in ginocchio i gestori del resort.
Come detto, nel 2021 non c’è stata la possibilità di far disputare l’Aussie Millions, se non altro per l’altissima percentuale di giocatori provenienti dall’estero. E viste le restrizioni vigenti in Australia, con un isolamento obbligatorio di 14 giorni che sul piano economico sarebbe stata una mazzata per i partecipanti, è stato meglio non far giocare almeno per quest’anno. Ma in questa fase, a far discutere è la situazione del Crown Casino.
Il gruppo ha subìto in maniera pesante gli effetti della pandemia, con una perdita di 87 milioni di dollari e un calo complessivo del profitto pari al 155% rispetto allo stesso periodo di un anno fa. Alla fine del 2020, nel frattempo, sono emersi i primi articoli che hanno svelato i dettagli dell’inchiesta nei confronti dei vertici del resort. E in questi giorni persino l’agenzia Reuters ha portato alla luce nuovi dettagli sconcertanti.
L’unico modo per ristabilire la visibilità e la credibilità del gruppo sarebbe una cessione, in modo da spazzare via tutto il marcio che sta venendo fuori. Ma nel caso in cui la situazione non dovesse cambiare, gli organizzatori del torneo di poker più importante dell’emisfero australe potrebbero optare per un cambio di location.