Come abbiamo già scritto nelle scorse ore, Dario Sammartino è stato ospite di Muschio Selvaggio. Per chi non lo conoscesse o per chi non avesse letto la prima parte – che naturalmente vi invitiamo a leggere – si tratta del podcast condotto dal noto rapper Fedez (al quale facciamo gli auguri per la nascita della secondogenita Vittoria) e dallo youtuber Luis Sal. Dario, nella prima parte dell’intervista, ha raccontato in parte i suoi inizi da giocatore di poker prima del grande salto.
Proseguendo la chiacchierata con i due “host”, Sammartino ha ribadito la differenza fondamentale tra il poker e quello che viene definito gioco d’azzardo: “Dobbiamo fare una differenza tra gioco d'azzardo e skill game. Il poker è uno skill game, i giochi d'azzardo sono le slot machine o i gratta e vinci. Nel poker sei artefice del tuo destino, lì hai le probabilità di vincere sei sei bravo. Alla roulette ad esempio rischi di farti derubare. La stessa cosa vale per il lotto, per il Superenalotto. Se andiamo a giocare al Bingo dovresti vincere una cifra per andare in pari, invece vinci sempre qualcosa in meno. Quindi chi gioca ha già perso prima ancora di giocare. Nel poker invece emergono le skill e vinci sempre qualcosa in più”.
Conosciamo Dario Sammartino come una vera e propria poker machine, in grado di accumulare lunghe sessioni. Ma negli ultimi tempi le cose sono cambiate per il giocatore campano: “Ora gioco molto di meno, prima giocavo tantissimo, fino a 12 ore al giorno. Qualche volta ho fatto anche una sessione di 30 ore, senza bisogno di mezzi per restare sveglio. Io quando ero giovanissimo giocavo 21-22 tavoli contemporaneamente. Prima era molto più facile, la mente volava. Ora non ce la faccio a starci dietro e non ho più quegli stimoli, non amo il gioco come lo amavo prima. Ogni giorno mi svegliavo con la fame, ora ci penso un po' di più”.
Ma sempre a proposito dei suoi inizi da giocatore di poker professionista, Dario ammette che non è stato facile far convivere questa sua passione con gli amici e la famiglia. Tanto che non sono mancati episodi particolarmente accesi: “Prima avevo tutto da perdere, mio padre mi ha cacciato di casa, non mi parlava più. I miei amici mi prendevano per pazzo perchè giocare a poker era visto come una cosa impossibile. Io ho perso e ho vinto, puoi essere bravo ma nel breve periodo puoi perdere da chiunque”.
Il campione italiano ha anche svelato che c’è un aspetto fondamentale da tenere al tavolo, ovvero il fatto di giocare sempre senza timori reverenzuali e a testa alta: “Non voglio fare il buffone ma non temo mai nessuno, perchè se temessi qualcuno sarebbe finita per me. Sicuramente chi sta nella top 20-30 è tutta gente fastidiosa. Preferisco giocare contro giocatori non professionisti piuttosto che contro gente che sta in Top 100. Però bisogna partire dal presupposto che non bisogna temere nessuno se si vuole fare carriera”.
Nel ribadire di essere il giocatore italiano più forte (o comunque più performante) in attività, Dario ha sottolineato anche le difficoltà del movimento nazionale nel suo complesso. E il paragone usato è forte ma azzeccato: “L'Italia rispetto al resto del mondo è molto scarsa a giocare a poker, per ora possiamo giocare solo contro italiani se sei nel nostro territorio. È un po' come giocare in Serie C quando rimani in Italia, mentre quando giochi all'estero giochi la Champions League. Quando ci giochi sei fritto. Per competere con i migliori al mondo ho dovuto viaggiare per 10 anni in giro per il mondo. A un certo punto ti rompi a restare sempre nello stesso posto, ti viene lo stimolo a viaggiare”.
Non di solo poker vive Dario Sammartino. Lui stesso ammette che quando entra nei casinò, è visto praticamente come una star: “Nei casinò mi conoscono tutti, sono un po' come te (riferito a Fedez, ndr) in giro per strada. Nel mio piccolo lì sono famoso, a Las Vegas sanno chi sono. Giocare a poker fa fare più sesso? Assolutamente sì. Poi c'è anche il fascino, alla donna piace, anche a quelle sposate. Avere una storiella con una donna che pensa che stai lì per qualche giorno ha il suo vantaggio. Las Vegas è il top, ci vado da 10 anni e gli americani mi adorano”.