Giocare a poker, che sia live oppure online, porta con sé una serie di cose da tenere in stretta considerazione per poter avere un successo importante. Soprattutto nel medio e lungo periodo, cioè quando si capisce che le prime fortune pokeristiche non possono essere legate ad alcuni e sporadici risultati di rilievo. Sappiamo tutti quanto sia decisamente più facile vincere un grande torneo piuttosto che 10 o 20 di medio livello.
Ecco perché è necessario in un certo senso prendersi cura di se stessi quando si decide di intraprendere questo genere di carriera. Non bisogna solo curare gli aspetti relativi al gioco in senso stretto, ma anche alcune dinamiche che riguardano il nostro comportamento e il nostro approccio, a un singolo tavolo così come a un torneo nel suo complesso. Di questo e di tanto altro ha deciso di parlare uno dei giocatori più forti in ambito di tornei live, ovvero Isaac Haxton.
Il player che tutti noi conosciamo semplicemente come Ike, durante un’intervista ha parlato proprio dell’aspetto mentale che sormonta quello puramente tecnico. Ed è lui a ribadire l’importanza della gestione mentale e psicologica al cospetto del gioco: “Penso che la meditazione sia enormemente utile. Comincio quasi ogni giornata meditando tra 5 e 20 minuti a seconda di quanto tempo ho, o di quanto sono motivato a stare fermo seduto per 20 minuti”.
Dunque la tecnica che Haxton adotta prima di iniziare a giocare gli porta degli ottimi risultati. Lui in particolare se ne accorge quando questa tecnica non viene adottata: “I giorni in cui salto questa routine è davvero evidente come il mio focus, il mio controllo emotivo e tutto il resto sono molto peggiori. La meditazione è incredibilmente d’aiuto, ho una miglior concentrazione, più stamina, posso spendere più ore ai tavoli giocando a un livello molto migliore”.
Ma quali possono essere le cause per cui un giocatore – ovviamente senza volerlo – rischia quasi di sabotarsi da solo quando gioca? Ike risponde così: “Ce ne sono molte, davvero. Una di quelle che penso non venga discussa abbastanza, ma che può essere un grande problema è quando la gente pompa troppo il proprio ego parlando di quanto sono bravi a poker e permette a questa cosa di interferire con la propria abilità di imparare”.
Al di là di questo fondamentale aspetto, Haxton ammette anche che una determinata fascia di giocatori preferisce fare di testa sua. E nella maggior parte dei casi non gli va a finire bene: “Non vogliono chiedere opinioni alla gente, rivedere il proprio gioco, guardare video e niente del genere, perché nel proprio subconscio sono spaventati di entrare in contatto con l’evidenza che facciano errori, che non siano tanto bravi quanto vogliono credere di essere”.