La storia di Phil Ivey è sempre stata costellata da episodi che non sempre hanno riguardato il suo rapporto con il poker. Sappiamo bene che ci sono stati momenti in cui il grande giocatore californiano è finito nei guai. Ad esempio con il contenzioso con i vertici del Borgata Casino, i quali lo hanno accusato di edge sorting durante una partita milionaria di baccarat, per la quale si sta ancora discutendo dal punto di vista legale.
Ma nel frattempo colui il quale si è guadagnato il nickname di No Home Jerome ha portato avanti i suoi affari, cercando al tempo stesso di non mollare il legame con il poker. Anche se non sempre le cose gli sono andate bene dal punto di vista finanziario. Come nel caso del suo investimento presso un'azienda produttrice di cannabis legale con sede a Las Vegas. Su questa società Ivey ha puntato ben due milioni di dollari.
La bad beat di Phil Ivey
Questa società, però, avrebbe dichiarato bancarotta non più tardi di venti giorni fa. A dare man forte all'azienda è stato il Capitolo 11, norma della legge fallimentare in vigore negli Stati Uniti. In esso si legge che le imprese, in seguito a un grave dissesto finanziario, possono ristrutturarsi ma senza incappare in problematiche di tipo legale nei confronti dei precedenti investitori. E tra questi ci sarebbe proprio Phil Ivey.
Una bad beat in piena regola per il campione, il quale ora sta combattendo dal punto di vista legale per aver riconosciuto quanto ha investito. In origine, infatti, ad Ivey era stata assegnata una quota del 3% in cambio di una linea di credito da 1,9 milioni di dollari. Secondo il Capitolo 11 è però molto difficile che Phil riscuoterà questo denaro. Ora il caso è in mano a un giudice fallimentare, anche se le cifre parlano chiaro: l'azienda dichiara 50mila dollari.
Altro che quasi due milioni...