Il gioco del poker è sempre molto emozionante, ma dietro a queste belle emozioni ci sono anche le brutte botte che sono pronte a sbucare da dietro qualsiasi angolo. Sono le bad beat, ovvero quelle giocate in cui la fortuna ci volta le spalle o più semplicemente perdiamo mani in cui pensiamo di essere imbattibili. Questi colpi hanno fatto parte della carriera di qualsiasi giocatore, più o meno di successo, nella sua vita.
Spesso e volentieri ognuno di noi si è interrogato se ne vale la pena di continuare a giocare dopo aver subìto una o più bad beat. L'unica cosa certa è che questo genere di episodi è senza dubbio formativo per un giocatore che vuole intraprendere una lunga e vincente carriera nel poker, sia live che online. Per questo motivo sono stati interrogati un paio di pro player, che hanno sicuramente fornito la propria esperienza su questo argomento molto doloroso.
Gli esempi contro le bad beat
A parlarne è stata Vivian Saliba. La pro brasiliana ha fatto capire come è riuscita a combattere il tilt: “Ad inizio carriera, il tilt mi faceva scialacquare le partite, e le bad beat non mi facevano dormire. Rimanevo arrabbiata e annebbiata per giorni. La chiave di volta è stato quando ho compreso che la sconfitta, a poker, fa parte del gioco, a prescindere dalle scelte giuste che possiamo fare. Gli assi potranno perdere, gli heads up si potranno perdere anche con un grande vantaggio in chips: l’importante è esserne consapevoli. A quel punto le bad beat faranno meno paura”.
Anche Samantha Abernathy ha espresso il suo pensiero in quella che è la lotta contro un nemico invisibile e per questo subdolo: "Per me l'unico rimedio contro le bad beat è uno solo: giocare, giocare, giocare. Un volume elevatissimo di mani e di ulteriori eventuali bad beat ci convincerà di come i colpi fortemente sfortunati fanno parte del gioco, e alla lunga faranno sempre meno male".