Un episodio a dir poco incredibile è avvenuto in un casinò degli Stati Uniti. Già la provenienza di questa notizia dovrebbe lasciarvi capire che qualcosa di davvero pazzesco si è verificato in queste ore. Il protagonista della vicenda risponde al nome di Andrew Welsh, meglio noto nell'ambiente del poker live a stelle e strisce come "Fez". Il suo comportamento ha fatto scattare l'allarme nella casa da gioco in cui si stava dilettando a giocare a poker.
La location di questo clamoroso episodio è il Desert Diamond Casino-West Valley a Glendale, in Arizona. Qui si stava giocando una delle più classiche partite di cash game, a livelli da 2/3 dollari. Il momento in cui si è verificata la mano incriminata risale circa alle 2 del mattino, ovvero nel vivo della action nel casinò. Qui Welsh stava giocando una mano con una certa disinvoltura, in quanto si è ritrovato con in mano una coppia di Re. Davvero niente male, ma ora viene il bello.
Perdi il colpo e... scappa
L'action della mano in questione era già molto interessante preflop, visto che insieme a Welsh erano presenti nel colpo altri due giocatori. Il board recita 10-8-6 con due carte di fiori e provoca un vero e proprio scossone al tavolo. Tutti e tre i giocatori vanno ai resti, generando un pot che supera i 1.000 dollari. Andrew è ancora in vantaggio, visto che uno dei giocatori ha Q-J off suited e l'altro opponent ha a disposizione Q-9 di fiori.
Ed è qui che la situazione si ribalta. Il turn è un 3 di fiori che chiude colore, rendendo ininfluente il 4 di quadri al river. Andrew Welsh perde un pot enorme ma soprattutto perde la testa. Mentre il dealer conta lo stack del vincente del piatto, Fez approfitta della situazione per scappare con il suo stack. Il player riesce a lasciare il casinò senza che nessuno riesca a fermarlo, creando una situazione mai accaduta prima!
L'unica mossa possibile è la denuncia per furto ai danni di Welsh. Il casinò, almeno per il momento, non ha anticipato la somma al giocatore derubato: se non ci saranno sviluppi nelle indagini, lo farà.
