Nonostante non sia uno specialista di MTT, Alec Torelli, professionista californiano sposato con un’italiana, ha brillato al Main Event EPT di Malta. Ha chiuso al 65° posto, ottenendo un premio monetario di 12.800 euro.
Eppure questa buona prestazione, comunque, lo ha portato a fare delle riflessioni, appunto, riguardo i tornei multitavolo, a suo avviso una specialità non così profittevole e meritocratica.
“Vincere un torneo sembra una cosa impossibile – spiega Alec – qualcosa fuori controllo. Quando sono stato eliminato, nonostante avessi superato circa il 90% dell’intero field, le mie chance matematiche di vincere erano deprimenti: circa l’1%”.
Non si è fermato qui, infatti ha continuato la propria analisi sottolineando come il migliore giocatore possibile, anche se avesse a disposizione molte vite, non avrebbe comunque la certezza di mettere in bacheca un major, come, ad esempio, l’EPT.
Da tempo Alec, dunque, passa gran parte dell’anno a Macao, luogo ideale per le partite di cash game che sono, adesso, il suo main game. E ha scelto di dedicarcisi per un motivo ben preciso.
“Ho scelto di specializzarmi nel cash game perché se commetto un errore o subisco una bad beat, semplicemente faccio re-buy. Sto a Macao finché ne ho bisogno, perché so che certamente vincerò”.
C’è un altro aspetto, poi, che ‘affligge’ i torneisti, ovvero che verranno ricordati e ‘idolatrati’ solo se riusciranno a vincere. Il runner up, infatti, viene velocemente dimenticato, anche se ha vinto bei soldi.
“Alcuni studi dimostrano come la soddisfazione lavorativa arrivi maggiormente dall’apprezzamento dei colleghi piuttosto che dalla nostra capacità di fare soldi – spiega Torelli – Nei tornei, infatti, viene ricordato solamente chi riesce a vincere, non chi ha fatto runner up. C’è molta varianza nei risultati e le persone, comunque, vengono giudicate in base a questi. Che, del resto, sono determinati dalla fortuna…”.
La storia è ben diversa bel gioco online, dove: velocità di gioco, ampia offerta di tornei giornaliera, possibilità di multitablare, giocando così una infinità di mani, permettono di far prevalere nettamente la bravura sull’elemento fortuna.