
VPIP e PFR
Queste sono considerate in genere le statistiche più importanti e hanno un ruolo di primo piano anche quando si subisce una 3bet.
Tra le due, la più importante quando si parla di controrilanci è senza ombra di dubbio il PFR, che indica quanto spesso un giocatore tende a rilanciare preflop.
Un giocatore con PFR basso (in genere inferiore al 15%) di solito aprirà con un range chiuso rendendo così rischiose le 3bet, soprattutto se sono fatte in bluff o con mani non straordinarie. Al contrario, se un giocatore ha PFR alto significa che sta rilanciando preflop con molte mani difficili da gestire quando subirà una 3bet.
Questa informazione tuttavia non è sufficiente per sapere che risposta riceveremo al nostro controrilancio.
Call, fold e 4bet
Non basta sapere quante mani il nostro avversario gioca prima del flop, è bene sapere anche come reagirà all’aggressione.
Quando un giocatore subisce una 3bet ha solo tre opzioni a disposizione: call, fold o raise.
I bersagli ideali per i propri controrilanci sono quei giocatori che tendono a fare o troppi fold o troppi call, mentre i più problematici sono quelli in grado di effettuare un ulteriore rilancio (4bet) in bluff.
Si tenga presente che se un giocatore ha fold to 3bet maggiore del 60%, il nostro controrilancio è profittevole anche se fine a se stesso, senza nemmeno considerare il postflop. Avversari di questo tipo sono molto vulnerabili alle 3bet in bluff.
I giocatori con call to 3bet elevato (in genere maggiore del 25%) sono altrettanto vulnerabili, in quanto tendono a ritrovarsi in piatti grossi con mani marginali che non possono reggere troppa azione. Il segreto per battere giocatori di questo tipo è limitare i propri bluff ed effettuare 3bet con quelle mani in grado di fare forti top pairs dopo il flop.
Il postflop
Un errore comune, commesso anche da molti regulars, è quello di considerare solo le statistiche riguardanti il preflop quando si parla di 3bet.
In realtà anche le informazioni relative al postflop possono fare la differenza tra un controrilancio corretto e uno sbagliato.
Ad esempio, se un giocatore tende a fare molti call alle 3bet è bene evitare di fare bluff. Ma che dire se dopo il flop avesse la tendenza a giocare in hit or fold? In questo caso potrebbe essere comunque profittevole un controrilancio con mani deboli al solo scopo di vincere il piatto con una cbet dopo il flop.
Si noti che una cbet pari a ½ pot, la più usata nei piatti 3bettati, è sufficiente che abbia successo solo 1 volta su 3 per essere profittevole in modo istantaneo.
Proprio a causa dei loro punti deboli nel postflop, è profittevole controrilanciare spesso i giocatori occasionali: tendono a commettere molti errori che diventano ben presto costosi in un piatto grosso.
La scelta del proprio bersaglio ideale è soltanto il primo passo per cooscere a fondo le dinamiche dei piatti grossi, ma non per questo va sottovalutata. Si può partire da uno studio semplice delle statistiche di gioco e affinare il risultato con l'osservazione e l'esperienza di come evolvono queste situazioni.