DAI MICRO AGLI SMALL STAKES

Quando iniziano ad avere famigliarità con il cash game, molti giocatori riescono a battere i Micro-Stakes e si devono per la prima volta affacciare agli Small-Stakes. Il primo impatto può essere duro a volte, vediamo qualche consiglio su come affrontarlo.

 

Principali differenze nel field
Sebbene esistano diverse differenze tra i due field, la principale è forse la concentrazione di giocatori occasionali.

Quando si parla di Micro-Stakes (NL2-NL10), la maggior parte del field è composta da giocatori che cercano solo di passare il tempo. Il profitto non è uno degli obbiettivi principali di questi avversari, che con tutta probabilità non dedicano alcun tempo allo studio e provano solo a divertirsi.

I giocatori “ricreativi” si possono trovare anche agli Small-Stakes (NL25-NL50), ma qui sarà più frequente incontrare giocatori professionisti o semi-professionisti che conoscono il gioco molto bene e cercano in modo costante di migliorarsi.

Ciò non significa che questi limiti siano imbattibili, anzi. Tuttavia non sarà così semplice fare profitto come lo era ai livelli più bassi e se si vuole rimanere competetivi sarà necessario lavorare sul gioco a propria volta.

Il livello di pensiero
Per battere i Micro-Limiti con un win rate importante, è di solito sufficiente concentrarsi sul range dei propri avversari e cercare la linea migliore contro le loro combinazioni più probabili.

Ciò non è più sufficiente per dominare gli Small-Stakes, in quanto la maggior parte dei propri avversari si troverà sulla stessa lunghezza d’onda.

Sarà quindi necessario alzare il proprio livello di pensiero, in modo da essere sempre un passo avanti agli altri regulars e massimizzare il proprio profitto.

Siccome questi giocatori sono di solito abili nella lettura dei range, diventa una skill importante essere ben consapevoli del proprio range percepito e sfruttarlo a proprio vantaggio.

Mentre ad esempio ai Micro-Limiti era sufficiente mettere il proprio avversario su una mano debole per poter effettuare un bluff, contro i regulars degli Small-Stakes questo potrebbe non bastare. Un buon bluff qui richiede infatti un range percepito forte, in modo che la propria puntata sembri credibile e compatibile con mani premium.

Il gioco Preflop
Quando ci si affaccia per la prima volta agli Small-Stakes, uno degli aspetti da cui si rimane più colpiti è di solito l’aggressività media che si può osservare Preflop.

Mentre ai Micro i contro-rilanci erano un fenomeno piuttosto raro, qui si possono vedere spesso battaglie a suon di 3bet e 4bet.

Per diventare avversari più temibili sarà dunque necessario introdurre nella propria strategia sia 3bet che 4bet in bluff, soprattutto quando ci si trova nelle ultime posizioni o sui bui.

A volte può sembrare eccessivo investire tutte queste chips in un bluff, ma è importante non farsi bloccare dalla paura: un’immagine aggressiva è essenziale per farsi pagare le mani più forti quando si ha a che fare con avversari competenti.

Bilanciare le proprie linee Postflop
Come nel Preflop, anche Postflop sarà necessario prestare maggiore attenzione al bilanciamento delle proprie linee.

Quasi tutti i regulars degli Small-Stakes utilizzano software di supporto e non sarà difficile per loro individuare debolezze nel gioco altrui.

Questo significa che di tanto in tanto è una buona idea cercare di giocare in modo bilanciato, magari facendo check con qualche mano forte e allo stesso tempo prendere linee aggressive anche con una certa dose di bluff.

Anche in questo caso il proprio obbiettivo è quello di rendere il proprio gioco meno leggibile, in modo da mettere in difficoltà i giocatori più capaci.

Sebbene l’approccio contro i giocatori occasionali sia pressapoco lo stesso ad ogni limite, quando si ha a che fare con un regular degli Small-Stakes lo studio del proprio gioco e la difesa delle proprie linee assume maggiore importanza. Questo lavoro extra non dovrebbe spaventare, ma essere piuttosto visto come una sifda con sè stessi ed un modo per migliorarsi.

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