
A pochi giorni di distanza dalla vittoria dell'olandese Joeri Koen Zandvliet, che ha messo in bacheca un titolo di assoluto prestigio instascando ben 102.000€, la sensazione è che sia successo qualcosa di importante. A dirla tutta è più che un semplice sentore, perché le 616 entries sono un dato di fatto, una realtà che merita di essere analizzata in modo più approfondito.
Nell'era dei low-buy, un torneo da 1.000€ che triplica il garantito appare come una mosca bianca. Certo, i fasti degli anni passati, quando dalle parti di Sanremo si disputava l'European Poker Tour, sono ben lontani. Ma non pare affatto un'eresia affermare che, almeno per qualche giorno, quel senso di nostalgia sia magicamente scomparso. Non tanto per il numero di ingressi, piuttosto per l'atmosfera che si è respirata nel corso del festival. Perché Sanremo è Sanremo direbbe qualcuno, ma qua si parla di poker non di musica, anche se i risultati suonano come una sinfonia alle orecchie dei bravi oganizzatori.
Da ingenui osservatori viene naturale chiedersi se questi numeri siano da considerarsi come un punto di svolta, un ritorno al passato o meglio ancora una svolta verso un futuro più roseo. Secondo i vertici WPT "l'effetto sorpresa" è stato meno marcato di quanto non sia apparso dall'esterno: "merito di una efficace campagna pubblicitaria" sostiene Paolo Ruscalla "specialmente all'estero". E dei tanti satelliti, aggiungeremmo noi, attraverso i quali tanti giocatori si sono guadagnati il ticket. Eppure il dubbio rimane.
La concomitanza con l'EPT di Montecarlo potrebbe essere più che una semplice coincidenza. Merito dell'organizzazione scegliere una data così vicina all'evento più rinomato d'Europa? Probabile, ma come sempre la verità sta nel mezzo. Che dietro questo successo ci sia stata una pianificazione mirata a raggiungere traguardi importanti non c'è dubbio, tuttavia sarebbe davvero eccessivo gridare al miracolo.
Insomma, un caso isolato non fa quasi mai testo. Specie per noi pokeristi, abituati ad esprimere delle valutazioni in termini di lungo periodo. Eppure, da inguaribili romantici, vedere tanti professionisti di livello internazionale in un circuito italiano non può lasciarci indifferenti. Nel bene o nel male un'affluenza simile crea delle aspettative e ci pone di fronte ad un quesito: siamo all'alba di una rinascita del poker live di spessore in Italia o si tratta di un fuoco di paglia?
Ogni previsione a riguardo risulterebbe un azzardo, quindi meglio andarci cauti e rimetterci al giudizio insindacabile del tempo: di certo è stato compiuto un passo degno di nota. E chissà che in un futuro non troppo lontano il nostro belpaese non possa tornare ad ospitare eventi di rilievo, come quando un certo Dario Minieri faceva a sportellate coi migliori al mondo. Proprio qui, nella città dei fiori...