Spiragli di luce nel processo per "Edge Sorting": oggi Phil Ivey presenterà l'appello presso l'Alta Corta di Giustizia di Londra!



Il re indiscusso del poker, il "Tiger Woods" del tavolo verde, il genio del cash-game...sono tanti gli epiteti riservati a Phil Ivey, un mito vivente per chi è appassionato di poker, ma mai quanti i milioni di dollari che muove ogni anno in qualsiasi disciplina preveda l'ultilizzo di un mazzo di carte.
A differenza del compagno di scorribande nelle sale high stakes di Macao Tom Dwan o dell'acerrimo avversario ai tavoli online Viktor Blom, gli swing di Ivey dipendono in parte dal verdetto dell'Alta Corte di Giustizia londinese.
Da circa due anni infatti è in corso un processo per "Edge Sorting", a seguito della denuncia sporta dal Crockford's Casino di Londra, che dopo il primo grado di giudizio ha di fatto privato il nostro protagonista di 12,4 milioni di dollari di vincite, pari a 7,8 milioni di sterline.
Una battaglia legale diventata quasi un tormentone, che fino a pochi giorni fa lasciava poche speranze a quella vecchia volpe di Phil, il quale non ha mai smentito di aver tratto vantaggio dai mazzi di carte utlizzati da casinò nel corso delle sue partite a Baccarat. Nelle dichiarazioni ufficiali infatti, Ivey specifica di aver sempre agito con la massima trasparenza e onestà, anche se da buon professionista e conoscitore del gioco non poteva lasciarsi sfuggire la ghiotta occasione, approfittando della poca attenzione del casinò in merito alla scelta delle carte utilizzate.
Per chi non fosse a conoscenza dei fatti, ricordiamo che Ivey è stato accusato di 'cheating' dallo stesso casinò, che attraverso alcuni suoi esponenti ha portato in tribunale le prove del 'misfatto' dopo aver analizzato ore e ore di video. Secondo i suoi legali l'"Egde Sorting", ovvero il riconoscimento del valore delle carte dall'osservazione del dorso, non può essere considerato 'cheating' bensì è compito del casinò munirsi di carte di ottima fattura che non consentano l'identificazione ad un occhio attento come quello di un gambler professionista. Esistono infatti dei mazzi di carte di fattura scadente il cui dorso risulta asimmetrico: una peculiarità dovuta al taglio in fase di produzione, che rende ogni carta diversa dall'altra nonostante la differenza risulti quasi impercettibile ai meno esperti.
Oggi Phil Ivey tornerà in tribunale per presentare il ricorso il Appello assieme al suo avvocato Matthew Dowd dell'Archerfield Partners, nella speranza che il giudice riveda la sua posizione a riguardo.
Oltre alla cifra astronomica, a detta dell'interessato c'è in gioco la sua stessa reputazione: "Quando vieni accusato di essere un baro – spiega Ivey – è qualcosa di molto brutto del mondo del gambling. Al momento vi sono dei casinò nei quali non posso entrare per via di questa vicenda, nonostante chi di dovere sappia bene cosa significhi barare e cosa no."
Good Luck Phil!

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