
Solo una sana e consapevole spregiudicatezza, per dirla alla maniera di Adelmo "Zucchero" Fornaciari, o c'è dell'altro? Negli ultimi anni il Main Event delle WSOP ha visto trionfare esclusivamente giocatori sotto i trent'anni e anzi, a ben vedere dal 2008 ad oggi soltanto Martin Jacobson superava la soglia dei 25.
Quello che all'apparenza potrebbe essere un dato curioso in realtà nasconde qualcosa di più interessante, una prova tangibile di come la nuova generazione di poker player stia modificando radicalmente l'approccio al Texas Hold'em.
Nella storia del torneo di poker più prestigioso al mondo, prima dell'exploit raggiunto nelle ultime otto edizioni, l'unico giocatore con meno di 25 anni in grado di mettere le mani sul braccialetto era stato Phil Hellmuth. Correva l'anno 1989 e quella vittoria rappresentò per' The Poker Brat' l'inizio di una incredibile carriera ai massimi livelli nel poker mondiale.
Prima di lui un altro 'giovincello' ruscì a trionfare nel torneo dei tornei all'età di 26 anni, ripetendosi sorprendentemente nell'anno sucessivo: parliamo nientemento che di Stu Ungar, definito da tanti il miglior giocatore di poker di tutti tempi nonché il pioniere di una nuova modalità di gioco particolarmente aggressiva.
La svolta epocale avvenuta di recente non può prescindere dall'avvento dell'online e dal conseguente 'effetto Moneymaker', che ha trasformato il sogno di diventare campione del mondo in qualcosa di raggiungibile anche per un ventenne alle prime armi. Tuttavia è possibile evidenziare diversi fattori che giocano a favore delle nuove leve e che, in parte, giustificano questa inversione di tendenza rispetto al passato. Andiamo a scoprire quali:
1 - Preparazione e resistenza
Per un grinder online passare dalle otto alle dodici ore (se non oltre) a giocare a poker equivale al pane quotidiano. Motivo per cui anche un torneo estenuante come il Main Event non rappresenta affatto un problema, sebbene metta a dura prova la resistenza di chiunque. Inoltre la possibilità di giocare migliaia e migliaia di mani ogni giorno garantisce ai giovani un bagaglio di conoscenze pokeristiche che un player 'vecchio stampo' potrebbe non esser riuscito ad accumulare in un'intera carriera.
2 - Hand review, social e tutorial
Oltre alla grande mole di materiale disponibile in rete, che permette ai nuovi concetti di diffondersi con una velocità impresisonante, i giovani hanno una grande dimestichezza con i social network e si scambiano continuamente infromazioni di qualsiasi genere. Confrontarsi quotidianamente con altri player, facendo un po' di sana 'hand review' assieme, costituisce un vantaggio da tenere in grande considerazione.
3 – Satelliti e staking
Se fino a vent'anni fa giocare il Main Event poteva esser considerato qualcosa di proibitivo per le tasche di un amatore, al giorno d'oggi grazie ai satelliti online o ai progetti di staking per i grinder in ascesa le chance di sedersi ai tavoli de Rio sono aumenate esponenzialmente. Senza contare la possibilità di vendere delle quote o di scambiarle con altri giocatori per incrementare le possibilità di avere un ritorno economico.
4 – Intraprendenza
Sebbene non sia la caratteristica principale, questa dote è fondamentale per avere successo in un torneo di grandi proporzioni come il Main Event. Laddove un professionista di lunga data opterebbe per una scelta più conservativa il giovane grinder potrebbe trovare il coraggio necessario per azzeccare una mossa rischiosa e mettere ulteriore pressione all'avversario.
L'ennesima prova di quanto esposto qui sopra ci è stata fornita da Joe McKeheen proprio il mese scorso, quando lo statunitense ha messo le mani sull'ambito braccialetto a soli 24 anni, in un tavolo composto per due terzi da under 30: che il Texas Hold'em sia diventato soltanto un 'gioco da ragazzi'?