QUEL MALEDETTO ASSO AL FLOP

Quante volte vi è capitato di rilanciare o effettuare una 3-bet nel preflop con una coppia di kappa o di dame solo per vedere quel maledetto asso cadere inesorabile al flop? Non è di certo la più gradevole delle situazioni nel poker, ma come vedremo non sempre tutto è perduto!

Prima di abbattervi e mettere la spunta sul tasto check/fold è bene prendere in considerazione diverse cose:

- il tipo di board
- il tipo di avversario
- il range dell’avversario

Il tipo di board
Non tutti i board con assa carta alta sono uguali. Un flop secco come As8h3d è molto diverso da un board connesso come AsJsTd, come anche le dinamiche che si vengono a creare dopo il flop.

Il primo board è detto "dry" in gergo e in genere garantisce una buona fold equity a chi ha l’iniziativa. Le cbet in bluff risultano pertanto profittevoli e quando si riceve un call si è solitamente di fronte ad una coppia. Se l’avversario dovesse continuare a chiamare anche sulle street successive è molto probabile che abbia un asso.
Il secondo board è detto in gergo "wet" e al contrario garantisce pochissima fold equity, in quanto i progetti sono molteplici e i giocatori possono continuare nel piatto su più strade anche senza una coppia forte.

Il tipo di avversario
Come ogni altra decisione nel poker, anche quella relativa a cosa fare in questa delicata situazione dipende in gran parte dal proprio avversario. Si tratta di un giocatore loose o tight? Come si comporta dopo il flop? Tende a giocare in hit or fold o si tratta di un giocatore “appiccicoso”? La risposta a tutte queste domande è importante per decidere il da farsi. Contro giocatori estremamente loose non è esclusa una puntata per valore su molti board dry, poichè tenderanno a chiamare anche con valore intermedio-basso. I giocatori tight invece tenderanno a foldare con il range che ha mancato il board e continueranno proprio con l'asso. In molte di queste occasioni è dunque preferibile un check per pot control, che al tempo stesso disorienterà talvolta l'avversario tight, che potrebbe sopravvalutare a quel punto mani intermedie andando a puntare.

Il range dell’avversario
A seconda dell’action preflop e del tipo di avversario che avete di fronte, i range in gioco si modificano. Un range chiuso, tipico dei giocatori tight, comprende in genere più assi rispetto ad un range loose e di conseguenza le nostre decisioni postflop dovrebbero tenerlo in considerazione.

Mettere tutto insieme
A questo punto si hanno abbastanza informazioni per decidere come comportarsi con la propria - ormai ex - monster hand.

Se il board è dry risulta difficile estrarre valore da mani peggiori, almeno su più strade. Si può quindi optare per un check e tenere il piatto basso, dando la chance ai propri avversari di bluffare se sono tipi aggressivi. In alternativa si può puntare al flop, sperando in un call da parte di quei giocatori a cui piace fare floating. L’importante è tenere presente che difficilmente si riusciranno ad estrarre più strade di valore da mani peggiori e che un range loose avrà un asso molto meno spesso di quanto si potrebbe pensare.

Su un board wet la situazione è forse un po’ più complicata: una puntata al flop riceverà diversi call anche da mani peggiori di una top pair, ma bisogna essere molto cauti in quanto i giocatori più abili sapranno mettere pressione anche senza avere un asso. Contro avversari passivi, tuttavia, è possibile di solito prendere valore al flop e al turn da mani peggiori senza correre troppi rischi.

Quella appena discussa è senza ombra di dubbio una delle situazioni più complicate al tavolo verde e non basterebbe un libro per entrare in ogni dettaglio sulla questione. L’importante è compiere scelte logiche, restando oggettivi sul range dei propri avversari e dinamici nelle proprie decisioni. Spot di questo tipo vengono spesso affrontati dai nostri coaches nelle loro videolezioni presenti nella sezione didattica della scuola di Planetwin365.

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