
Il poker non è videopoker
Questo dovrebbe essere ovvio, anzi, molti giocatori di poker potrebbero offendersi quando qualcuno fa confusione tra le due cose. Eppure, molti di quegli stessi giocatori tanto indignati di fronte a certe affermazioni fanno proprio quello: giocano a poker come se fosse videopoker.
Nel videopoker, tutto quello che si deve fare è cambiare le proprie carte, sperare di fare un buon punto e venire pagati di conseguenza. Ogni combinazione ha il suo payout fisso e quando se ne riesce ad ottenere una molto buona si può essere certi di sbancare.
Il poker è un’altra storia.
A poker non basta fare colore per vincere lo stack del proprio avversario, come non basta fare set per vincere un pot enorme. Affinchè ciò accada anche lui deve avere una mano buona, ma questo non basta. Deve avere una mano buona ma non abbastanza da vincere il piatto, in caso contrario si finisce persino con il perdere grazie alla nostra “bella” combinazione. A dire il vero, saranno di più le volte in cui si otterrà il fold dell’avversario con le proprie mani migliori rispetto alle volte in cui si otterrà il suo stack.
Eppure moltissimi giocatori, compresi molti regulars ai limiti più bassi, tendono a fare proprio questo: sperano di fare grossi punti per stackare i propri avversari. Chiamano preflop con dei suited connectors sperando di fare le più improbabili scale o colori con l’obbiettivo di vincere i resti del proprio avversario. C’è un piccolo problema: si tratta di punti piuttosto difficili da fare e soprattutto non è detto che i propri avversari buttino i loro soldi alla cieca su ogni tipo di board.
La mentalità giusta
I giocatori di poker (quelli veri), non chiamano preflop con dei suited connectors per fare colore o scala. Quello è il piano B. Il piano A è quello di giocare al meglio contro il range del proprio avversario e cercare di vincere il piatto in cui hanno deciso di investire.
Per fortuna c’è un’altra grossa differenza tra poker e videopoker: a poker può capitare di non avere nessuna combinazione e vincere comunque. Basta che il proprio avversario foldi e si viene pagati. I veri squali al tavolo lo sanno, ed è per questo che vincono più patti di quelli che gli spettano. Si deve lottare per vincere piatti, non per vincere stack.
Molti giocatori non fanno altro che stare seduti e aspettare la situzione buona per cercare di vincere i resti dei propri avversari, ma è quello che fanno tutti. Se tutti i giocatori del tavolo stanno aspettando di fare una buona combinazione e stackare i propri avversari, chi vince? Vincono le carte. Vince il più fortunato.
Il poker non è una slot machine, è un gioco tra persone, ognuna delle quali commette diversi errori. I giocatori più esperti continuano a vincere proprio per questo, non si limitano ad aspettare le grosse mani. Sanno che il profitto in questo gioco è tutto negli errori dei propri avversari e quindi giocano più con loro che con il board e le proprie carte.
Il poker è in continua evoluzione, i giorni in cui ci si poteva sedere ed aspettare il “pollo” di turno con i propri mostri sono finiti. Questo non significa però che siano finiti i margini di vincita. Grazie a tutte le informazioni disponibili online e non solo, i giocatori tendono a commettere sempre meno errori grossolani, ma ve ne sono tanti altri che ancora si riscontrano ai tavoli. Sedersi al tavolo per trovarli ed exploitarli è la mentalità vincente.
Nei video della scuola di Evbets è possibile vedere questa mentalità messa in pratica dai nostri abili coach. Sono disponibili diverse modalità di abbonamento a seconda del proprio livello di gioco. Diventa anche tu un vincente!
FONTI: Articolo ispirato al capitolo iniziale del libro Poker’s 1% di Ed Miller