OVERTHINKING: QUANDO PENSARE TROPPO FA MALE

Molti giocatori, soprattutto quelli che hanno da poco incominciato a comprendere le dinamiche più complesse del gioco, tendono a sovrastimare i propri avversari o la frequenza con cui questi prendono una certa linea. Si tratta dell’overthinking. Vediamo come non cadere in questa trappola.

L’origine dell’overthinking

Ogni giocatore è diverso dagli altri. Ognuno gioca come meglio riesce in base alle proprie conoscenze ed in base ad altri fattori, come ad esempio lo stato mentale in cui ci si trova.
Non lo si può nascondere: la maggior parte dei giocatori di poker, specialmente nelle partite live o ai microstakes online, commette ancora molti errori.


Questo fa sì che ad un certo punto, nella propria crescita come giocatore, si arrivi ad essere migliori della maggior parte dei propri avversari. Anzi: se si decide di giocare ad un certo stake, lo si fa proprio perché si ritiene di essere più forti dell’avversario medio che si incontrerà.
Un errore molto diffuso tra i giocatori che hanno da poco iniziato a prendere confidenza con i concetti più avanzati, è quello di pensare che anche i propri avversari ragionino nel loro stesso modo. Qui nasce l’overthinking. Ne esistono varie forme.

Sovrastimare i giocatori occasionali
Si tratta del tipo di overthinking più diffuso. Quando si raggiunge un certo livello di gioco e si smette di commettere gli errori più evidenti, c’è il rischio di pensare che anche i propri avversari facciano costantemente lo stesso.

Ad esempio, imparare come ragionano gli avversari è fondamentale, ma il proprio range percepito è sì una chiave contro altri regulars, ma non sempre contro i giocatori più deboli. Così magari si rinuncia ad un bluff profittevole solo perché si pensa di non rappresentare nulla, oppure al contrario ci si spinge a fare un bluff enorme su una scary card sperando che il proprio avversario faccia quel grosso fold, quando in realtà per lui è impensabile foldare una top pair.
Per essere dei giocatori forti non basta conoscere la teoria. Bisogna capire come ragionano i propri avversari e adattare il proprio stile di gioco al loro.
 
Sovrastimare le frequenze di gioco
Si parla di overthinking anche quando si pensa che un proprio avversario, regular o meno, stia ad esempio bluffando più di quanto in realtà faccia.
Può capitare di vedere quella puntata enorme al river e valutare il range del proprio avversario alla ricerca delle più improbabili combinazioni di bluff solo per fare quel call terribile e realizzare che il proprio avversario passivo punta al river solo con un nuts. La teoria ci insegna che le puntate devono essere sempre bilanciate, la pratica ci dice che non è quasi mai così.
Si possono sovrastimare molte altre frequenze oltre a quelle di bluff, come quelle di call o di fold.

Anche qui è sempre importante adattare il proprio gioco a quello dei propri avversari e basare le proprie decisioni sulle informazioni in possesso, senza cadere nell’errore di pensare che tutti giochino allo stesso modo.

L’overthinking è un errore molto costoso, in grado di fare perdere sia denaro che convinzione nel proprio gioco. Ogni giocatore è diverso dagli altri ed è importante ricordarsi che il segreto per vincere a poker è quello di sfruttare le lacune dei propri avversari. Per farlo è necessario immedesimarsi nel singolo avversario e capire quale livello di pensiero stia adottando, cercando di capire inoltre dove sta commettendo errori e colpirlo nelle sue particolari debolezze.

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