Livelli di pensiero: la teoria di Sklansky

Giocare a poker per vincere è una professione ad alto profilo mentale: dalla strategia impostata per affrontare un lungo periodo di gioco sino al livello di pensiero adottato nella singola mano.

Il giocatore vincente ha la capacità di modulare le azioni sulla base degli avversari contro cui rivaleggia.

Sovente è imprevedibile e affina il proprio intelletto verso chiavi di lettura più complete o variegate. Studia le strategie dei suoi avversari: capisce come e quando  trarre vantaggio dai loro punti deboli. Aggiusta continuamente il proprio processo mentale e le tattiche di gioco in funzione del suo avversario. Riesce a porsi sempre un gradino al di sopra del proprio contendente per avere una panoramica più estesa, ma mai così ampia da perdersi in inutili overthinking. 

Applica la psicologia come cardine delle proprie scelte.

Esistono vari livelli di pensiero. David Sklansky, noto matematico e giocatore di poker,  ha tracciato un percorso concettuale della mente, suddividendo il modo di approcciarsi al gioco in sei livelli, dallo 0 al 5:
  • Livello 0 : non so nulla del poker
  • Livello 1 : i miei pensieri principali sono la starting hand e/o il punto che possiedo
  • Livello 2 : penso alle carte che ho io e a cosa ha il mio avversario
  • Livello 3 : penso a ciò che sto rappresentando e ciò che ha percepito il mio avversario della mia mano
  • Livello 4 : ragiono su come il mio avversario sta pensando a quello che ho capito della sua giocata
  • Livello 5 : penso a cosa il mio avversario potra' pensare che io pensi che lui possa pensare che io abbia
Sarà utile sottolineare che il livello 5 confezionato da Sklansky è allo stato pratico una chimera da raggiungere, poiché rappresenterebbe la tipologia di giocatore che ha scoperto il gioco nelle sue dinamiche più viscerali e agisce con gli approcci psicologico, rappresentativo e pratico ideali.
I giocatori che avranno una capacità di pensiero almeno pari al livello 3 risulteranno vincenti.
Tuttavia è importante precisare che il livello di pensiero non corrisponde essenzialmente ad un determinato profilo di giocatore.  L’astrazione del pensiero espresso da Sklansky è proprio questa: è sufficiente giocare ad un livello appena superiore a quello del mio avversario.
Giocando contro un player che ha un thinking process da livello 1 basterà applicare il livello 2 per batterlo.

Al contempo sarà inutile applicare un livello troppo alto, anzi potrebbe risultare controproducente in modo paradossale.
Un esempio pratico a supporto della teoria è il classico bluff contro un giocatore che applica un livello di pensiero 1, la cui unica capacità è quella di riconoscere il proprio punto. Si rischia, in questo caso, di essere chiamati con una mano marginale ma comunque sufficiente a batterci.

L’ overthinking, inoltre, può farci perdere dei soldi sul lungo periodo.
Quando si sovrastima la bravura di un avversario o il punto che potrebbe avere in uno spot, si rischia una perdita in termini di profitto con buone probabilità. Capiterà di fare le cosiddette killer read, ossia pensare ad un livello più alto, sbilanciato rispetto alla reale capacità di pensiero del/i giocatore/i al tavolo.

In conclusione è importante saper commisurare il livello di pensiero: essere camaleonti. Nell’affrontare giocatori di questo spessore intellettuale sarà possibile solo contenere le perdite.

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