
Il tilt è noto per essere il numero uno tra i nemici del proprio bankroll. Riconoscerlo il prima possibie è quindi essenziale, ma non è sempre così semplice in quanto ne esistono diversi tipi. Scopriamo insieme i due principali.
Definizione di tilt
Molti giocatori identificano il tilt con giocate super-aggressive spesso ingiustificate oppure con grossi call senza troppe speranze. In realtà, come vedremo a breve, questo è soltanto uno dei vari tipi di tilt che si possono sperimentare sulla propria pelle.
Si può dire di essere in tilt ogniqualvolta si effettua una giocata che non si farebbe in condizioni mentali ottimali.
Non si parla solo di giocate aggressive, ma anche di check o fold. Da qui la distinzione tra tilt aggressivo e tilt passivo.
Come funziona il tilt
Quando si gioca a poker, i ragionamenti logici sono i più importanti quando si tratta di compiere la decisione migliore. Tuttavia, in caso di forti emozioni la capacità di ragionare lucidamente viene a mancare e si agisce più spesso d’istinto.
Si tratta di un meccanismo di difesa sviluppatosi in migliaia di anni di evoluzione che però non è di grande aiuto al tavolo, tutt’altro.
Il tilt funziona proprio in questo modo: vi è un particolare evento al tavolo, detto anche “causa scatenante” o “tilt trigger”, che genera forti emozioni negative. Queste prendono il sopravvento e si cessa di ragionare in modo logico. È per questo che rivedendo le proprie mani in un momento più tranquillo si stenta a credere ciò che si è fatto.
I tilt triggers più comuni sono rappresentati dagli scoppi, ma ve ne sono molti altri e cambiano da persona a persona.
Il tilt aggressivo
Si tratta del tipo di tilt più esplosivo, di quelli in grado di demolire un bankroll nel giro di poco tempo.
I giocatori che hanno problemi di tilt aggressivo iniziano in genere a giocare più loose dei propri standard sin dal preflop, chiamando e controrilanciando con mani che di solito folderebbero senza pensarci troppo.
Postflop la situazione non migliora: stanchi di perdere, i giocatori in tilt aggressivo cercheranno di vincere il piatto a tutti i costi. Questo si traduce in bluff sconsiderati e call in situazioni troppo marginali, dandosi la classica scusa “non possono avere sempre il punto”.
Si tratta ad ogni modo di un tilt facile da riconoscere ed è semplice limitarne i danni con una buona dose di autocontrollo.
Se ci si accorge di avere appena perso uno stack in un modo piuttosto insolito per il proprio stile di gioco, la scelta migliore è fermarsi e riprendere un altro giorno.
Il tilt passivo
A volte si può perdere profitto al tavolo non per qualcosa che “si fa” ma piuttosto per qualcosa che “non si fa”.
È questo il caso del tilt passivo, dove la perdita di chips non è dovuta ad azioni sconsiderate ma piuttosto a linee troppo conservative.
In quanto gli effetti di questo tilt si misurano con un mancato profitto piuttosto che con una perdita consistente, riconoscerlo è molto difficile. Questo consiste in genere nel mancare buone opportunità di bluff, o magari evitare un grosso call che nel proprio A-game si farebbe senza troppi problemi.
L’atteggiamento di chi è sotto l’influenza di questo tilt è molto pessimista, di solito a conseguenza di un periodo medio-lungo in varianza negativa.
I danni del tilt passivo sono molto limitati nel breve periodo e la maggior parte dei giocatori che lo sperimentano non se ne accorge nemmeno. Si tratta di tanti piccoli errori, che si sommano l’uno sull’altro e presentano il conto solo sul lungo periodo. Un conto salato, che può costare diversi bb/100 anche su archi di tempo piuttosto lunghi.
Se si ha intenzione di giocare a poker con regolarità, riconoscere il tilt è una qualità indispensabile. Per farlo è necessario conoscerne le varie sfumature e lavorare sulla propria disciplina per limitarne i danni.